Gestioni condominiali

Rumori molesti e dispetti in condominio

La convivenza in condominio può essere complessa, ma quando si supera il limite della normale tolleranza, la legge interviene. Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, chi mette in atto comportamenti persecutori nei confronti dei vicini può essere condannato per stalking condominiale ai sensi dell’art. 612-bis del codice penale.

Un caso emblematico: la condanna di una coppia per molestie ai vicini

Un episodio recente ha visto una coppia di coniugi condannata per atti persecutori nei confronti dei vicini di casa. Il tribunale ha accertato una serie di comportamenti molesti, tra cui:

  • Rumori costanti e intenzionali, come il continuo spostamento di mobili e passi pesanti.
  • Versamento di liquidi sul terrazzo sottostante.
  • Un’aggressione fisica ai danni della vicina, che all’epoca era anche incinta.

Nonostante il tentativo di difesa della coppia, che ha cercato di giustificare le proprie azioni come normali attività domestiche, la Cassazione ha confermato la condanna, sottolineando il grave stato di ansia provocato alle vittime.

Quando un comportamento diventa stalking condominiale?

Secondo la giurisprudenza consolidata (ad esempio Cass. 44261/24 e Cass. 49269/22), si configura il reato di stalking condominiale quando un soggetto attua condotte moleste, intimidatorie e reiterate, tali da:

  • Indurre ansia o paura nella vittima.
  • Costringere a modificare le proprie abitudini di vita.
  • Generare un fondato timore per la propria sicurezza o quella dei propri cari.

Cosa rischia chi perseguita i vicini?

Il reato di atti persecutori è punito con la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi, con possibilità di aggravanti che possono aumentare la pena.

Questa sentenza rappresenta un chiaro monito per chi, per rancore o futili motivi, infastidisce e perseguita i vicini: la legge tutela il diritto alla serenità e al benessere all’interno delle mura domestiche.

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